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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

Rubrica separati alla nascita

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Sottopongo alla vostra attenzione la somiglianza del costituzionalista messinese Michele Ainis col cantautore di Carate Brianza, Roberto Vecchioni:

Quando esistevano i parrucchieri in Siria

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Leggiucchiando su internet vedo che Il Sole 24 ore dà la notizia che i curdi avrebbero scacciato i terroristi dell'ISIS da Kobane. Questa notizia, che spero vera, mi ha fatto ricordare quando, qualche mese fa, mi imbattei nel mio amico siriano. Per la verità non lo conoscevo, e mi dava un senso di fastidio imbattermi in una persona che era stata per qualche settimana ospitata in uno dei centri profughi della mia mai abbastanza gratificata Sicilia. Eppure, a poco a poco, durante un lungo viaggio in treno verso il Nord, ci siamo conosciuti, aperti, voluti bene come veri amici. Grazie a lui ho saputo cose sorprendenti: che in Siria c'erano i parrucchieri, che a Damasco ogni tanto piovevano delle bombe e moriva qualche tuo amico, che si stava abbastanza bene da quelle parti, prima, con l'altro Assad. Di tutto questo ne è venuto fuori un breve racconto che spero di far pubblicare su qualche periodico; oppure su questo blog. W la civiltà!                                      

Io, la Prima Pagina di Repubblica e la mia felicità triste

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Da oggi i miei Telex saranno sulla Prima Pagina di Repubblica Palermo. La mia mini rubrica satirica, che da tanti anni è sul quotidiano con cadenze cervellotiche, si istituzionalizza e mi riempie di responsabilità. Sono cambiate tante cose da quando - una dozzina di anni fa - cominciai a bazzicare dalle parti di via principe di Belmonte, presentandomi con una mia lettera che il quotidiano romano aveva pubblicato, con Augias che mi riempiva di complimenti, scrivendo che il mio modo di scrivere gli ricordava Camilleri e Brancati!  Dedico questo bel traguardo a due persone che, da quando non ci sono più, sono sempre con me: mia sorella Maria e mia madre. Con tutto l'amore possibile

Castro caro

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A me di Fidel Castro (che è vivo, forse, e lotta insieme a non so chi) rimane una certa simpatia per la figura marzialmente dignitosa, ma un po' buffa. Ma non è mai stato uno stinco di santo, Fidel. L'altra cosa che mi viene in mente, sono le esecuzioni di gente che se ne voleva andare da Cuba (il pueblo) e, ancora di più, quella del generale Arnaldo Ochoa Sanchez, fatto impiccare (o fucilare) dal nostro, per oscuri motivi di turbamento della sua leadership (e della vice-leadership del fratello Raul) nel remoto 1989 link Poi io buongiorno e buonasera con lui, eh?! Non chiedetemi altro

Silenzio

                           [Versione strumentale]

Pino Daniele e noi che non capiamo

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La morte di Pino Daniele sgomenta, perché fa capire quanto noi esseri umani siamo convinti di poterla senz'altro scongiurare, finché vecchiaia non sopraggiunga ed anche ben oltre. Sempre, quando si tratta di personaggi famosi. Quasi, negli altri casi. E allora polemiche sui soccorsi, che non sembrano fondate, e via gridando. Il fatto è che Pino era seriamente malato da tantissimi anni, ed era pieno di bypass e accidenti vari. 59 anni sono pochi, oggigiorno, per morire, eppure è capitato. Perché non sta scritto da nessuna parte che moriremo vecchi. Semplicemente con la morte bisogna essere sportivi, è quello che ho imparato in questi ultimi mesi in maniera indelebile sulla mia pelle  metodicamente martoriata. Altrimenti non sopravvivi...

Norman e il giornalismo

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Ma le notizie, i giornalisti i premier i parlatori in tv e in radio, non potrebbero darle/commentarle senza quella prosopopea enfatica che fa di un omicidio un delitto del secolo, di una operazione di salvataggio in mare una sorta di miracolo che mai nessuno nella storia aveva compiuto prima? Mi riferisco al trattamento mediatico del naufragio della nave Norman Atlantic, per il quale si è tentato di fare un parallelo abbastanza sghembo con quello della Costa Concordia: tra Giacomazzi e Schettino. Penso che questa vicenda sia paradigmatica di quanto la stampa italiana sia messa male. Di quanto la verità dei fatti non sia più alla base della descrizione di ciò che accade, ma piuttosto prevalgano le logiche di spettacolo, più un certo folklore giornalistico tipico di questi tempi assolutamente disperati. Buon anno